Le ceneri di Angela - i luoghi

Una mappa del romanzo
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Dice che la pioggia appesantisce tutto ma a che serve lamentarsi? Sarebbe come lamentarsi del sole in Africa. Per fare le consegne in Ennis Road e sulla circonvallazione nord attraversiamo il ponte di Sarsfield. Gente ricca, commenta il signor Hannon, che prima di infilare la mano in tasca per la mancia lascia passare gli anni. (capitolo XI)
Col pacco sotto il braccio svolto per Arthur’s Quay ma poi devo fermarmi sull’argine del fiume Shannon per non far vedere a tutti le lacrime di un uomo che ha appena compiuto quattordici anni. (capitolo XV)
Di domenica dopo la messa vado col mio amico Billy Campbell a guardarle che giocano a croquet sul bel prato accanto alla loro chiesa di Barrington Street. Il croquet è un gioco protestante. [...] Io mi domando come fanno a ridere: ma non lo sanno di avere la sorte segnata? Provo tanta pena per loro e dico: Billy, a che serve giocare a croquet se sei destinato all’inferno? Lui ribatte: Frankie, a che serve non giocare a croquet se sei destinato all’inferno?(capitolo VII)
Trasciniamo la sporta su per O’Connell Avenue e vediamo la gente seduta in casa intorno al tavolo con ogni sorta di decorazioni e luci allegre. In una casa aprono la finestra e i bambini ci indicano col dito ridendo e dicono: Arrivano gli zulù! Dove ce l’avete le lance? (capitolo III)
Papà si infilò il berretto e insieme andammo al pub South e arrivati alla porta mi disse che adesso potevo tornare a casa, che lui si prendeva un boccale e poi rincasava. No, risposi io, e lui disse: Non fare il disubbidiente, torna a casa dalla tua povera mamma. No, risposi io, e lui disse che ero un bambino cattivo e avrei dato un dispiacere a Dio. (capitolo II)
Papà e Mamma gli dicono che Oliver sta in cielo a giocare con gli angeli e un giorno tutti noi lo rivedremo ma lui non capisce perché ha appena due anni e non sa le parole. [...] Io e Malachy ci giochiamo insieme. Cerchiamo di farlo ridere. Facciamo le smorfie. Ci mettiamo una pentola in testa e fingiamo di farla cadere. Corriamo per la stanza e fingiamo di cadere. Lo portiamo al Parco del Popolo a vedere i bei fiori, a giocare coi cani, a rotolare sul prato. (capitolo II)
Limerick aveva fama d’essere una città molto religiosa, ma noi lo sapevamo che era solo la pioggia. (capitolo I)
Ma adesso i soldi ce li ha Mamma e in quattro e quattr’otto ci trasferiamo a Hartstonge Street. Poi Mamma prende in braccio Eugene e risaliamo la via fino alla Scuola statale Leamy. Il signor Scallan, il direttore, dice che dobbiamo tornare lunedì con un quaderno a righe, una matita e una penna con un pennino buono. (capitolo II)
Al di là di Dock Road c’è una cosa larga e scura con le luci che ci brillano sopra. Mamma dice che è il fiume Shannon. Il fiume, dice, era la cosa che le mancava di più in America. Lo Hudson è bello ma non canta come lo Shannon. Io questa canzone non la sento però Mamma sì e perciò è contenta. (capitolo II)
Venne il tramonto e Papà non era ancora tornato. Quel giorno di maggio Papà non diede alcun segno di sé fin quando, un bel pezzo dopo che i pub avevano chiuso, non lo sentimmo barcollare per Windmill Street. (capitolo II)
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Sull’oceano Atlantico si formavano grandi quinte di pioggia che risalivano lentamente il fiume Shannon per stabilirsi a Limerick in eterno. (capitolo I)